Cambiano i comportamenti degli utenti,
si evolvono gli algoritmi,
cambiano le strategie SEO
Negli ultimi anni abbiamo assistito a due forti trend: una evoluzione nel comportamento di ricerca e la crescita nell’affinamento della ricerca semantica (l’abilità di contestualizzare in modo accurato le query di ricerca, generando risultati sempre più accurati). Cosa cambia a livello SEO?
Autore: Marco Piacquadio
Dalle query di ricerca alla ricerca semantica
La ricerca sta cambiando radicalmente.
Da un lato assistiamo ad una diversificazione del linguaggio usato dagli utenti e l’aumento del ventaglio di offerta di dispositivi, dall’altro assistiamo al miglioramento della capacità dei motori di ricerca di restituire risultati basati sul contesto semantico.
Verso un nuovo linguaggio
Oggi infatti sul mercato abbiamo una grande varietà di dispositivi tra fissi, mobili e wereables. Altrettanto vario è il ventaglio di imput a nostra disposizione: dalla classica ricerca testuale su browser alle ricerche vocali, sia dirette che attraverso gli assistenti digitali come Cortana, Siri e Google Now.
Le ricerche vocali in particolare hanno portato l’utente ad usare un linguaggio molto più colloquiale ed i motori di ricerca si sono dovuti adeguare di conseguenza.
Entrando nel concreto, siamo passati da un linguaggio keyword oriented tipo:
“strategie di marketing”
ad un linguaggio più discorsivo tipo:
“quali sono le migliori strategie di marketing?”
Sono in generale più lunghe (media di 6-7 parole), tendono a contenere strutture sintattiche complesse, talora corredate di pronomi interrogativi (circa il 40% dei casi in lingua inglese).
Richieste d’intento CQA
Alla prima gli algoritmi rispondono principalmente su selezione verticale (dove fattori come la autorità e la categorizzazione del dominio hanno un influenza determinante). Nel secondo caso gli algorimi tendono a restituire risultati maggiormente basati su variabili semantiche onpage.
Questa tecnica è definita ricerca semantica.
Cos’è la ricerca semantica?
In sostanza, la ricerca semantica analizza le differenze e/o le similitudini nella percezione del significato delle parole e/o associazione di parole in relazione a variabili contestuali che lo stesso utente, inconsapevolmente, offre ai motori di ricerca.
Qui di seguito un esempio come RankBrain, l’algoritmo di Google, crea le associazioni fra keyword e concetti:
Spesso possiamo trovare collegamenti fra keywords che apparentemente sono concettualmente distanti, ma che per vari motivi (uno fra tanti, la disambiguazione) l’algoritmo ha messo in relazione.
Chiavi di ricerca LSI
Non a caso, talvolta nelle “ricerche correlate” in fondo alla pagina della SERP (pagina di ricerca) di Google possiamo trovare suggerimenti totalmente differenti dalla ricerca effettuata, ma che il motore di ricerca considera in stretta relazione.
Google: variabili semantiche
Ma perchè se cambiamo browser o effettuiamo una ricerca il giorno successivo, il motore di ricerca ci restituisce un risultato differente?
Quando viene richiesta una query di ricerca, il motore di ricerca semantico acquisisce, come accennato, una serie di dati lato utente, che sono utili per determinare con maggiore precisione cosa stiamo cercando.
Se ci soffermiamo sul motore di ricerca Google, che è senza ombra di dubbio il più avanzato in un ottica di ricerca semantica, le variabili che è capace di analizzare lato utente sono:
- – La query di ricerca
- – Lo storico delle query di ricerca
- – Lo storico delle query di ricerca durante la stessa sessione
- – Caratteristiche delle query: variazioni, sinonimi, errori di battitura, etc.
- – La cronologia delle pagine visitate
- – La finestra temporale della sessione di ricerca
- – L’orario e il giorno del mese in cui è stata effettuata la ricerca
- – La geolocalizzazione della sessione
Così come gli algoritmi tengono oggi in maggior considerazione i concetti e gli argomenti rispetto alle keywords, anche le nostre strategie a livello SEO devono cambiare.
Ricerca delle parole chiave
La conseguenza principale dell’avvento delle ricerche semantiche è senza dubbio che dedicheremo molto più tempo rispetto a prima all’analisi delle keyword, e non si valuteranno più singole keywords su cui puntare, ma nuvole di concetti che combinati fra loro determinano le chiavi di ricerca long tail.
Ciò sarà fondamentale sia nella fase di copywriting, che nella fase di ricerca e generazione di backlink.
Strumenti per la ricerca delle parole chiave
- – Usare la combinazione di software come SemRush, Ahrefs ed il Google Keyword Planner
- – Analizzare i competitors alla ricerca delle query di ricerca Long Tail
- – Cercare online su forum, Quora, Yahoo Answer, Answers, Google Answers, le domande che il target d’utenza pone alle comunity
- – Studiare le LSI tramite gli auto-suggerimenti di Google ed i link consigliati nelle pagine delle SERP
Piano redazionale
Al fine di perseguire il nostro obiettivo di generare traffico organico dobbiamo focalizzare l’attenzione sull’offrire contenuti che il pubblico sia disposto a consumare, ma soprattutto, che risponda a delle precise domande.
Partendo dall’analisi della nuvola di concetti che abbiamo stilato in precedenza, procediamo alla programmazione del piano redazionale. Prevederà una serie di articoli di lunghezza non inferiore a 600-700 parole, che risponderà alle singole domande trovate sullo specifico argomento.
Immaginiamo ad esempio di dover generare traffico per l’attività di vendita online di “giocattoli per bambini”
La lista di articoli che potremmo scrivere:
Markup semantico e meta tags
E’ importante che ogni elemento di ottimizzazione onpage sia considerato accuratamente. In particolare dovremo utilizzare ogni occasione per inserire le variazioni LSI. In particolare studieremo la meta description, i meta relative alle immagini (n.b. molta parte del lavoro fa fatto prima di uppare le immagini su server), gli anchor text dei link.
E’ inoltre essenziale fare attenzione che si usi un corretto markup semantico all’interno degli articoli. In particolare per sfruttare le funzioni “Knowledge Graph”, che vediamo nella seconda strategia SEO.
Strategia SEO #2: migliorare la visibilità nelle SERP
usando i dati strutturati ed i Knowledge Graph
Obiettivo: ottimizzazione CTR
Dati strutturati e schema.org
Google ha introdotto nuove funzioni programmatiche nelle serp, in particolare lo “snippet in primo piano” (in inglese “featured snippet” o “rich answer”) e le “rich cards” che si posizionano nella parte superiore della SERP. Sono in sostanza un estratto di una pagina web considerata particolarmente di valore per Google come risposta ad una query semantica.
Se strutturiamo le nostre pagine in maniera ordinata, seguendo il vocabolario e le best practices offerte dal progetto Schema.org, avremo la possibilità di comunicare a Google, Bing, Yandex e Yahoo! i nostri contenuti in una forma di facile lettura ed universale.
Non dovranno più quindi essere i motori di ricerca ad interpretare che i “giocattoli per bambini” di cui sopra sono prodotti pronti per l’acquisto. Siamo noi a doverlo comunicare.
In più abbiamo la possibilità di venir premiati con moduli ad hoc nella SERP, che possono fare la differenza nel bilancio CTR fra la nostra pagina ed il diretto concorrente.
Esistono diverse soluzioni per visualizzare il Knowledge Graph panel, ovvero il pannello che visualizziamo sulla destra della SERP se cerchiamo attività, persone famose, tipologie di animali o località.La più semplice, nel caso si tratti di una attività, è sicuramente lavorare di SEO locale, e verificarla su Google My Business dopo aver inserito accuratamente le informazioni come indirizzo, sito web, numero di telefono e orario di apertura.
Più complicato è l’inserimento usando Wikipedia. Se da un lato il portale permette a chiunque di inserire e modificare testi, dall’altro ogni testo o pagina può rischiare di essere revisionata o cancellata.